Evento a L’Aquila per la giornata europea dei “Giusti dell’Umanità- 6 marzo 2021
La “Giornata europea dei Giusti” 2021 a L’Aquila dedicata ad Alessandro Cofini e a Soumaila Sacko.
Il Parlamento Europeo nel 2012 ha istituito la “Giornata europea dei Giusti” (in inglese “European day of the Righteous”), da celebrarsi il 6 marzo .
Il concetto di “Giusto” è esteso a tutti gli uomini e le donne che, nei momenti più tragici del passato e del presente, hanno operato per difendere la vita e la dignità umana.
Giusti non sono le vittime o i perseguitati, bensì coloro che agiscono per salvarli. Il luogo per eccellenza per ricordare le azioni di queste figure esemplari è il Giardino dei Giusti, uno spazio in cui vengono dedicati alberi o posati cippi in loro memoria.
Su iniziativa del Convitto Nazionale “Cotugno” con i licei annessi, e dell’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea, a L’Aquila nel 2019 è stato creato presso il Convitto Nazionale “D. Cotugno” il “Giardino delle Giuste e dei Giusti” .
Per il 2021 sono stati individuati Alessandro Cofini e Soumaila Sacko.
Alessandro Cofini (1911-2003), che a Forme (frazione di Massa d’Albe- AQ )per circa due mesi accolse e protesse la famiglia Nathan, anglo – italiana di religione ebraica.
Joe (figlio di Ernesto, sindaco di Roma dal 1907 al 1913) la moglie e le tre figlie furono nascosti in casa proprio durante l’occupazione tedesca della zona dall’ottobre 1943. Vennero requisite diverse abitazioni, e i tedeschi avrebbero voluto occupare proprio la casa di Alessandro Cofini. Solo la determinazione di quest’ultimo (con l’aiuto degli altri fratelli Armando, Enrico e Giuseppina e della matrigna Berardina), fece sì che i Nathan non venissero scoperti (adducendo la scusa che l’abitazione già ospitava molti parenti rifugiati). Dopo il fermo diniego da parte dei Cofini a farli entrare in casa, la maggior parte degli ufficiali facenti parte della guarnigione tedesca, si stabilirono proprio nella casa di fronte.
La resistenza umanitaria di Alessandro Cofini si manifestò anche nei confronti dei soldati inglesi ed australiani che, nascosti alle pendici del monte Velino, (sopra l’abitato di Forme) erano sbandati o fuggiti dopo i bombardamenti dei campi di detenzione di Avezzano.
Soumaila Sacko (1989-2018) migrante maliano, venne ucciso presso Gioia Tauro il 2 giugno 2018 (giorno della Festa della Repubblica). Egli viveva nella tendopoli di San Ferdinando insieme a centinaia di altri braccianti.
Sacko era arrivato in Italia nel giugno 2014, partito dal suo villaggio Sambacanou, che si trova nella regione nordoccidentale di Kayes, in Mali, al confine con la Mauritania, una zona rurale famosa per le siccità ricorrenti.
Emigrato regolarizzato, sposato, con una bambina, Sacko era figlio di sindacalista, sindacalista a sua volta, divenuto membro del Coordinamento dei lavoratori agricoli dell’Usb a San Ferdinando. Egli si batteva per i diritti degli “invisibili”, sfruttati nei campi da imprenditori senza scrupoli, vittime del caporalato, in mano alle organizzazioni criminali. Si era iscritto alla scuola di italiano fondata dall’associazione Sos Rosarno, e aveva fondato un’associazione con l’obiettivo di aiutare chi rimaneva senza riparo nella baraccopoli di San Ferdinando. Il 2 giugno 2018 lui e un amico, Madihieri Drame, vennero fatti oggetto di colpi di fucile mentre cercavano di recuperare delle lamiere in una fornace dismessa (dove la ‘ndrangheta ha seppellito migliaia di tonnellate di rifiuti tossici di una centrali Enel), per potere costruire una baracca per chi non poteva farlo. Sacko venne colpito e morì poco dopo in ospedale.
La vicenda di Sacko ha ispirato libri, spettacoli teatrali, murales, ed è stata riordata da molte amministrazioni ed organizzazioni.